| ...vacanza studio.
come avrai immaginato ho sempre amato Parigi. ma a scuola avevo studiato, superficialmente, solo l' inglese. avevo dedotto che imparare la lingua parlata nella città che amo mi sarebbe stato utile nei miei viaggi, e così nel 96 avevo deciso di passare le vacanze estive facendo un corso di lingua francese in Francia. scelsi Nizza, perchè c' era il mare, e scelsi l' alloggio in residence studentesco perchè avrei migliorato via via il francese parlandolo con gli altri ospiti. infatti il primo giorno, appena arrivato al residence, conobbi all' incontro di benvenuto due ragazzi italiani, che erano lì anch' essi per studiare il francese. inoltre, avevano tutti e due la loro macchina. per magia colsero l' occasione di un supporto logistico motorizzato, oltre a me, altre 4 ragazze. italiane. andò a finire che la mattina andavamo in aula a subìre un corso inutilmente concentrato sulla grammatica francese, e il pomeriggio diligentemente ci allenavamo andando in spiaggia o alla sera in giro per la costa azzurra, e parlando tra di noi rigorosamente italiano. poi l' estate è calda, la gioventù socializza, e quindi da bravi studenti si copiavano i compiti assegnati, all' indomani, dal secchione finlandese di turno. morale della favola, tornai a casa che sapevo coniugare forse il verbo essere, al solo tempo presente, e in un ristorante non sapevo chiedere neppure una forchetta. una ragazza italiana e diverse amiche.
l' anno successivo decisi di fare sul serio. sempre in estate, questa volta quasi un mese. da quell' anno era disponibile anche Parigi come destinazione...quindi... presi il treno notturno "Galilei" da Firenze, cuccetta da 6, e all' indomani arrivai a Parigi. ma quest' anno niente residence. optai per l' alloggio in famiglia.
mi assegnarono ad una casa di Neuilly sur Seine. all' inizio mi infastidì il fatto di non essere, tecnicamente, alloggiato a Parigi, ma appena arrivato presi dimestichezza con quel comune, ormai un bel quartiere borghese annesso a Parigi, posto a nord del Bois de Boulogne, e tra porte Maillot e La Defense. arrivai la mattina intorno alle 10 a casa e conobbi la "madame" che mi avrebbe ospitato. mi fece lasciare la valigia nella mia camera che mi disse avrei diviso con un/una inglese. il mio francese era leggermente migliorato grazie alla tv francese che guardavo tutte le sere dall' Italia, ma non avevo capito bene se si trattava di un o une anglais. l' immaginazione era già verso una inglesina sui 22 anni, capelli lisci castani, un po' timida ma con un bel sorriso.
l' alloggio era disponibile, da programma, dopo le 14, quindi la madame mi fece capire che era il caso di levarmi dalle boules, così decisi di andare subito alla Defense, dato che era lì a qualche chilometro. se non ricordo male allora la linea 1 ancora non arrivava al grande Arche, ma si scendeva al capolinea prima di attraversare la Senna. iniziò così il simpatico rituale che mi porta, ogni volta che vado a Parigi, a tornare per prima cosa alla Defense.
anche il corso fu ben diverso. in aula ero l' unico italiano, ed era molto incentrato sulla conversazione piuttosto che sulla grammatica. ho sempre pensato che non mi frega niente saper coniugare bene il verbo essere o saper mettere gli articoli giusti, se poi per strada non so chiedere un' indicazione o non so come si chiede altro pane. il pomeriggio la scuola organizzava delle visite di gruppo, e si parlava francese. poi la sera, a casa, a cena, si parlava francese, con Madame che conversava con tutti. in casa c' erano una Russa sui 26, una Svizzera sui 25, una Spagnola sui 20, carina, ma che non cenava con noi, e l' inglese con il quale dividevo la camera. maschio. un omone di un metro e novanta, di 18 anni. me lo ritrovai davanti quando mi svegliai il primo giorno, risvegliato dopo che mi ero appisolato. distrusse la mia inglesina cpsì ben immaginata con un profondo "good evening...". (mavaffan...)
questo inglese era un mito. iper razzista, come Madame, si attaccava a me come una cozza la mattina quando si andava a scuola. inspiegabilmente non aveva imparato il percorso da fare in metro neppure al 4/5° giorno. non sapevo come riusciva, la sera, a tornare sano e salvo a casa. capii poi che dopo le 8 ore di corso (lui faceva il tempo pieno) rientrava a casa in taxi. una volta a casa poi si stendeva un po' sul letto, cenava con noi, poi subito dopo ci salutava tutti e spariva per un' ora circa. noi invece si rimaneva un po' a fare conversazione, doccia per chi non l' aveva fatta prima, e ci si preparava per uscire. alle 21 circa rientrava l' inglese, mezzo brillo, si toglieva i vestiti, metteva il pigiama e si fiondava a letto. senza doccia. la faceva la mattina dopo. immagina in estate, era agosto, in metro non c' era ancora l' aria condizionata e faceva un caldo pazzesco quando i vagoni erano fermi. a scuola idem. si sudava. questo dopo una giornata fuori tornava a casa, cenava, andava al pub dietro l' angolo (lo scoprimmo qualche giorno dopo), si sparava due Guinness da mezzo litro, attaccava briga con qualche altro inglese, poi tornava a casa bello fradicio e si rotolava nel letto. ogni tanto si vantava con Madame di aver risposto male a questo o quell' arabo incontrato al pub in qualche discussione da pub.
io invece uscivo con la Russa. 26 anni, già laureata in ingegneria meccanica, lavorava per Mitsubishi. l' azienda le pagava 3 mesi di corso di francese a Parigi. solo 3 mesi perchè il visto durava al massimo così, altrimenti anche di più. beata lei.
Madame era altrettanto assurda. divorziata. sui 55/60 anni. amante di Firenze. amava il fatto che quando era qua non vedeva in giro arabi, neri, e stranieri in genere. (...la vedesse ora...). invece il suo quartiere iper borghese, ultrabianco, stava pian piano popolandosi di arabi, magrebini, tunisini, neri. e giù battute con l' inglesone che rideva e incitava.
Madame, dicevo, rimasta sola in quanto i figli abitavano da soli, aveva deciso di affittare le due camere, lo studio e una ulteriore stanza del suo appartamento a noi ospiti. e lei invece dormiva sul divano in soggliorno. la cosa assurda era che a fine della cena toglieva i piatti dalla tavola e li depositava in cucina, senza lavarli e senza neppure togliere i residui di cibo. li impilava su un mobiletto e li lasciava lì a fermentare tutta la notte. la mattina dopo io e l' inglese ci si svegliava per andare a scuola e si faceva colazione in quel troiaio. dimmi te...
indubbiamente però la permanenza in casa, senza italiani, mi consentì di imparare il francese davvero. qualche sera a cena si univano a noi i figli di Madame, lei sui 28, un po' robusta ma occhi chiari molto belli, lui sui 30, e mi piaceva il fatto che mentre parlavo mi correggeva spesso, anche gli articoli, i pronomi, mi aiutava con i vocaboli... molto utile.
l' ultima settimana la passai in parte presso la casa di una famiglia amica di Madame, in quanto avevo deciso di prolungare la vacanza, ma la mia camera era già assegnata. alloggiai sempre a Neuilly, ma più lontano dal Metro, in una casa dove ero quasi sempre da solo. mi avevano lasciato anche le chiavi di casa. però avevo terminato il corso e senza chiacchierare un po' mi annoiavo.
venni a sapere, poi, che l' inglesone razzista era stato rapinato, in pieno giorno, sull' avenue de la grande armèe, in pratica il prolungamento verso la Defense dei Champs, da due neri che lo avevano tranquillamente fermato, chiesto il portafogli, preso il contante, richiuso e riconsegnato con tanti saluti. ho sempre nutrito qualche dubbio sulla veridicità del fatto, ma mi piace pensare che se corrisponde a vero sia stata la giusta ricompensa per tutti quei discorsi razzisti fatti in quelle settimane.
per quanto mi riguardava io avevo girato, da solo, per oltre tre settimane, per la città, senza mai e dico mai il minimo problema.
quindi, sperando di aver risposto alla tua domanda, ti invito e vi invito tutti a fare una bella vacanza studio a Parigi, per imparare la lingua e per viversi la città da parigini...
(oppure un bell' Erasmus...oppure meglio ancora un' esperienza di lavoro a Disneyland per 4/6 mesi...)
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